Questo è il secondo di una serie di tre articoli dove riassumo ciò che ho imparato studiando il settore dei prodotti tech. In sostanza, provo goffamente a spiegarti perché prodotti come Uber, Slack. Pinterest o Dropbox hanno successo mentre la stragrande maggioranza finisce nel dimenticatoio.
La prima ragione è che in questo settore i funnel sono morti e ragionare seguendo il classico framework AARRR porta solo a creare silos strategici e funzionali che non permettono di avere la sinergia necessaria tra acquisition, retention e monetizzazione per sfruttare al massimo l’effetto compound.
Mi sono dilungato sull’argomento nel primo articolo, che se non hai letto ti consiglio di recuperare.
Oggi invece ti spiegherò le basi dei growth loops, il framework che ha sostituito i funnel AARRR, e il perché sono la modalità migliore nel settore tech per sviluppare e promuovere un prodotto.
I growth loops non sono altro che sistemi chiusi in cui gli input, attraverso processi di diverso tipo, generano un output che può essere reinvestito nell’input. Immaginati quindi un ciclo continuo in cui quello che viene generato alla fine viene reinvestito in modo automatico per ricreare il primo step del processo.
Non esiste un solo tipo di growth loop, ne esistono (e se ne dovrebbero usare) diversi. Ognuno per efficientare i processi e raggiungere gli obiettivi chiave come:
La faccio breve, i growth loops funzionano perché sono il modo migliore per sfruttare e innescare l’effetto compound.
Lascio a Einstein dare la sua definizione di effetto compound:
L’effetto compound è la più grande invenzione dell’uomo
Ed è proprio così. Solitamente il concetto è legato alla finanza personale e in particolare al tema dei piani di accumulo dove in genere gli interessi guadagnati da un investimento vengono reinvestiti in modo automatico nel portafoglio.
Questo consente di ottenere interessi non più solo sulla cifra inizialmente investita ma su quella cifra + gli interessi già percepiti.
Il risultato è questo:
Come vedi reinvestire gli interessi può avere un impatto decisivo sui ritorni dell’investimento. Nell’esempio la differenza è quella di avere più di 7.000€ dopo 20 anni piuttosto che solo 3.000€.
Non sono però per darti consigli finanziari, sarei pure la persona meno indicata perché come dice mia nonna sono un po’ una cicala (scusami nonna por mi vida loca).
L’effetto compound si applica a diversi ambiti sia della nostra vita che del business ed è spesso sottovalutato. Utilizzare i growth loops come framework per ragionare sulle dinamiche di acquisition, retention e monetizzazione ti consente di sfruttare il compounding al massimo e di generare circoli virtuosi che sul lungo periodo fanno la differenza.
Rientrando nel mondo marketing e prodotti tech, uno degli esempi più semplici di growth loop che posso farti è quello di Pinterest.
I classici Pin di Pinterest hanno la caratteristica di essere indicizzabili da Google e la search organica è il principale mezzo di discovery e acquisition del social.
Come vedi sopra, il processo porta a scoprire il canale (o interagirci nuovamente) tramite una ricerca su Google, l’utente interagisce con i contenuti dell’app, l’algoritmo raccoglie dati qualitativi che usa sia per fornire contenuti di maggior valore all’utente, sia per posizionare meglio i contenuti sulla ricerca organica che a sua volta porterà altri utenti e così via.
Un altro esempio semplicissimo è quello di Quora.
Utente cerca una risposta su Google → Entra in contatto con Quora → Fa o risponde a domande → Si creano pagine indicizzabili → Queste pagine porteranno nuovi utenti
Fantastico vero?
Gli esempi che ti ho mostrato sono molto semplici da capire, ma come tutte le cose semplici, pensarle e metterle a terra nel modo corretto non è mai facile.
In generale i prodotti che hanno successo non si basano su centinaio di growth loops diversi ma su un numero ridotto ed estremamente solido. In genere si parla di 2, massimo 3, growth loops principali che guidano le metriche centrali.
Quindi non impazzire nel cercare di creare per il tuo prodotto una growth loop per ogni singolo processo che ti capita di pensare. Concentrati sul costruire i principali, quelli che davvero avranno un impatto e saranno sostenibili nel tempo.
Ecco quali caratteristiche deve avere un growth loop degno di questo nome:
Se quello che stai pensando risponde in modo corretto a tutti i criteri sopra hai fatto jackpot.
Il vantaggio principali di utilizzare il framework dei growth loops ormai lo conosci. Quello che ancora non ti ho detto è che il compound effect non è l’unica ragione che porta al successo di questo tipo di approccio.
I vantaggi non sono solo pratici e legati ai KPI, sono soprattutto, come ogni framework che si rispetti, organizzativi e di pensiero.
Ragionare pensando a loop ti consente di:
E in un mondo che è sempre più veloce, soprattutto l’ultimo è un vantaggio non da poco.
In conclusione, i growth loops sono la naturale evoluzione dei vecchi funnel AARRR e sono il framework migliore per sviluppare le tipologie di prodotto che hai appena visto.
Questo perché consentono di:
Nel prossimo articolo, l’ultimo della serie, ti svelerò l’ultimo vantaggio che ragionare per loop porta in dote. Spoiler, è il cugino meno fashion di quel che viene chiamato Product-Market Fit ma è anche il vero asset strategico su cui puntare per il futuro.
Direi che per oggi è tutto. Sei arrivato fin qui quindi probabilmente questi argomenti ti interessano.
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